“Dove le parole falliscono, parla la musica” (H.C.Andersen)
COS’È IL MUTISMO SELETTIVO
Secondo i criteri diagnostici del DSM-5, Il Mutismo Selettivo è un disturbo d’ansia caratterizzato da
A. Costante incapacità di parlare in situazioni sociali specifiche in cui ci si aspetta che si parli (per es. a scuola), nonostante si sia in grado di parlare in altre situazioni.
B. La condizione interferisce con i risultati scolastici o lavorativi, o con la comunicazione sociale.
C. La durata della condizione è di almeno 1 mese (non limitato al primo mese di scuola).
D. L’incapacità di parlare non è dovuta al fatto che non si conosce, o non si è a proprio
agio con, il tipo di linguaggio richiesto dalla situazione sociale.
E. La condizione non è meglio spiegata da un disturbo della comunicazione e non si
manifesta esclusivamente durante il decorso di disturbi dello spettro dell’autismo,
schizofrenia o altri disturbi psicotici.
Normalmente l’insorgenza del disturbo è entro i primi 5 anni di vita, spesso in concomitanza con l’ingresso nella scuola dell’infanzia. Frequentemente si rimanda la richiesta d’aiuto all’ultimo anno della scuola dell’infanzia, o all’inizio della scuola primaria, nella speranza che si tratti “solo” di eccessiva timidezza che verrà superata spontaneamente crescendo.
Spesso si rimanda anche per la forte discrepanza fra l’immagine che i genitori e gli insegnanti hanno del/la bambino/a: a casa chiacchiera, ride e piange (rumorosamente), mentre a scuola si trasforma, chiudendosi nel mutismo e nell’inespressività corporea.
Questi bimbi e queste bimbe desiderano fortemente socializzare con i pari e con gli adulti. Non lo fanno perché non ci riescono (e non perché non vogliono!); spesso non riescono a mangiare o ad andare in bagno a scuola; sono inibiti nel movimento e nelle espressioni facciali; se si fanno male piangono senza emettere suoni, se ridono non fanno sentire la propria voce.
Ho ancora impressa nella memoria l’immagine della prima bambina con mutismo selettivo che ho incontrato: aveva un’espressività corporea e facciale “congelati” e due occhi sbarrati, che mi ricordavano quelli di un cerbiatto paralizzato dalla paura di fronte ai fari di un’automobile. Il mio primo desiderio non è stato quello di sentire la sua voce, ma di aiutarla a sentirsi al sicuro.
Essendo il mutismo selettivo un disturbo poco conosciuto, spesso gli adulti commettono degli errori in buona fede, pensando di muoversi per l’interesse del bambino.
Ecco i più frequenti:
-focalizzarsi sul fatto che il bimbo/la bimba non parla, ponendo in secondo piano il vero problema, che è l’ansia;
-cercare di convincere il bimbo/la bimba a parlare attraverso promesse di regali o minacce di punizioni (non parla perché non ci riesce, non perché non vuole, non lo ripeteremo mai abbastanza).
LA PSICOTERAPIA
Non esiste un approccio psicoterapeutico più valido di altri (psicodinamico, cognitivo-comportamentale, sistemico , ecc.) per il trattamento del mutismo selettivo, piuttosto è fondamentale prevedere:
1. un percorso non standardizzato, ma flessibile ed incentrato sull’unicità del bambino/della bambina. Per questo è importante effettuare un’accurata anamnesi che comprenda, possibilmente, anche delle osservazioni a casa ed a scuola;
2. una collaborazione costante fra tutti gli adulti ed i professionisti di riferimento (genitori ed altri famigliari, insegnanti, psicoterapeuta, pediatra, psicomotricista, esperti in arteterapia, musicoterapia, pet therapy, ecc.);
Il primo obiettivo da porsi è quello di dimenticare temporaneamente ciò che appare più evidente (la mancanza della parola) e focalizzarsi sull’abbassamento dei livelli d’ansia e sull’innalzamento dell’autostima.
LA MUSICOTERAPIA
La musicoterapia, come coadiuvante alla psicoterapia, può in molti casi rappresentare un valido aiuto per i bambini e le bambine con mutismo selettivo.
Vediamo di che cosa si tratta:
“LA MUSICOTERAPIA è un’ esperienza sonora, musicale e corporea volta a facilitare l’attivazione di nuovi canali di comunicazione. La finalità principale di ogni intervento musicoterapico è quella di favorire, nell’individuo o nel gruppo a cui si rivolge, l’acquisizione di una maggiore capacità di entrare in relazione con se stessi e con gli altri. La musicoterapia può inserirsi in diverse aree di intervento, in un continuum che va dalla promozione del benessere e la prevenzione, alla terapia ed alla riabilitazione, e può essere rivolta ad individui e gruppi di qualsiasi età”
La musicoterapia, integrata alla psicoterapia, può essere di grande aiuto per coloro che presentano impossibilità o difficoltà temporanea nell’utilizzare il linguaggio verbale per esprimersi e comunicare con gli altri.
Vantaggi:
• può essere uno strumento di comunicazione privilegiato con bambini ancora troppo piccoli per esprimere verbalmente vissuti ed emozioni;
• può essere un eccellente aiuto per potenziare le risorse comunicative e relazionali di bambini, adolescenti ed adulti con disabilità cognitiva, sensoriale e motoria;
• può fare da mediatore non verbale con bambini con disturbi dello spettro autistico, per cui le difficoltà di relazione e simbolizzazione si manifestano associate a disturbi della componente verbale e non verbale della comunicazione;
• con bambini affetti da mutismo selettivo può offrire uno strumento di espressione e comunicazione alternativo alla parola, favorendo l’abbassamento dei livelli d’ansia, la crescita di fiducia, di autostima e sicurezza.
• con bambini, adolescenti ed adulti con disturbi d’ansia e fobie sociali può favorire il rilassamento ed un contatto più immediato e profondo con le proprie emozioni, che possono essere rappresentate e “raccontate” musicalmente, per poi essere elaborate verbalmente con la psicoterapeuta.
La Musica consente di vivere, esprimere e condividere emozioni senza bisogno di parole.
Nella musica il silenzio stesso è musicale: è tensione emotiva in positivo, perché stimola la continuazione del “discorso” dentro di sé. Un esempio pratico, per esemplificare: se mentre ascoltiamo alla radio una melodia che ci piace qualcuno abbassa temporaneamente il volume ci ritroveremo con ogni probabilità a proseguire la canzone nella nostra testa (e ad alta voce, se non ci vergogniamo di farci sentire dal nostro vicino).
Il bimbo con mutismo selettivo ha il volume (temporaneamente) abbassato dall’ansia, ma dentro di sé la tensione positiva verso la comunicazione è ben presente, come è ben presente la frustrazione per il fatto di non riuscire ad esprimersi.
Sta a noi aiutarlo, cercando di “tendere l’orecchio” per ascoltare e sentire la sua melodia interna.
Da parte dell’adulto “tendere l’orecchio” significa tollerare la frustrazione, ed imparare a vivere il silenzio positivamente, trasformandolo in “tensione positiva”.
In realtà la tolleranza del silenzio da parte dell’adulto fa sì che il bimbo con mutismo selettivo riesca a rilassarsi e sentirsi al sicuro in sua presenza; proporre al bambino una modalità di espressione alternativa alla parola significa offrirgli la possibilità di comunicare in un modo più immediato e spontaneo, senza sentirsi giudicato.
Il silenzio è tensione emotiva in negativo soprattutto quando è carico delle aspettative degli adulti, che si vanno a sommare a quelle che il bambino ha verso se stesso.
La musicoterapia in ambito clinico richiede una formazione specifica, non va improvvisata e non è da confondere con l’animazione musicale e/o l’educazione musicale.
Queste, a loro volta, possono essere proposte a scuola dagli insegnanti per coadiuvare l’attività didattica.
Alcuni suggerimenti pratici ( in particolare per la scuola dell’infanzia ed il primo anno della scuola primaria):
- Organizzare attività in piccoli gruppi in cui si utilizzi, inizialmente, solo strumentario ritmico (tamburi, cimbali, sonagli, maracas);
- Inserire gradualmente giochi musicali che implichino l’associazione di un gesto ad un suono con il corpo (non con la voce);
- Proporre le attività con una cadenza regolare (ad esempio settimanalmente e nello stesso orario) e con un margine di prevedibilità elevato, soprattutto inizialmente (avere piccoli rituali e prevedere ciò che accadrà consente di abbassare i livelli d’ansia);
- Proporre man mano delle piccole variazioni, aiutandosi con la narrazione di una storia;
- Inserire gradualmente piccoli strumenti a fiato (fischietti, flauti a coulisse) ed eventualmente dei kazoo, che consentono di far uscire il suono della voce in maniera contraffatta e buffa (i bimbi con mutismo selettivo si vergognano di far sentire la propria voce, farla uscire in modo irriconoscibile può diventare un gioco divertente condiviso con i compagni);
- Anche giocare con i versi degli animali può essere d’aiuto;
- Se risulta impossibile rinunciare temporaneamente al coro ed alle recite scolastiche di Natale e di fine anno, consentire al bambino con mutismo selettivo di non essere al centro dell’attenzione, evitando di inserirlo in prima fila;
- Non forzare MAI il bambino a suonare uno strumento, a muoversi, ad emettere suoni con la voce se non si sente di farlo.
In generale, per tutti gli adulti coinvolti: rispettiamo i tempi dei bambini (vale per tutti i bambini), se ci rendiamo conto che non sono ancora pronti facciamo un passo indietro: pazienza ed empatia saranno sempre le nostre migliori alleate.
Francesca Nicassio
psicoterapeuta, musicoterapeuta